Sillabario goloso by Laura Grandi & Stefano Tettamanti

Sillabario goloso by Laura Grandi & Stefano Tettamanti

autore:Laura Grandi & Stefano Tettamanti [Grandi, Laura & Tettamanti, Stefano]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Lewis Carroll, Le avventure di Alice nel Paese delle meraviglie. Attraverso lo specchio, trad. it. di Masolino D’Amico, Mondadori.

Ben Schott, Schott’s Food & Drink Miscellany, Bloomsbury.

PANE 2, TÈ 2

TÈ 2

Non tutta la rete viene per nuocere: lo sanno gli appassionati che grazie al commercio via internet possono procurarsi tè di ogni provenienza, acquistandolo ad esempio su www.teaway.it, scegliendolo fra innumerevoli varietà, anche quelle per gli intenditori più raffinati. E se oggi, grazie a questa possibilità, il tè viene restituito alla sua origine asiatica (sia essa giapponese, cinese, indiana, cingalese o taiwanese) che rimanda ad antiche cerimonie, per molti il tè è ancora una bevanda con un’etichetta – intesa come marca e comportamento – inglese. Se anche i primi europei ad assaggiarlo furono francesi e olandesi nel Seicento, è nel secolo successivo che gli inglesi lo adottarono sbaragliando il caffè al punto che i carichi di tè furono per anni la merce principale trasportata dall’East India Company. Nel secolo dei lumi e delle bevande coloniali, compresa naturalmente la cioccolata, è il tè a conquistare i britannici; e questa lunga storia d’amore non si è esaurita. Prova ne è la scrittrice (con un passato di editor presso la casa editrice André Deutsch) Diana Athill che, nel suo autobiografico Da qualche parte verso la fine, tratta con lucidità dell’invecchiare e della morte dal punto di vista di una ottantanovenne, attraverso un libro letterario che è molto più utile di un manuale non solo per chi è vicino alla propria fine ma anche per chi si interroga sulla tappa conclusiva e inevitabile della vita terrena. Pur dichiarando di aver sempre preferito uomini non-inglesi, non c’è dubbio che Diana Athill guardi le cose con un certo pragmatismo del tutto anglosassone. E quel suo essere anglosassone nel senso più apprezzabile del termine passa proprio da un tè che viene in soccorso in momenti estremi. Già anziana, infatti, alla Athill capita un brutto incidente di macchina, con le conseguenze del caso e una serie di contrattempi superati senza dare a vedere lo stato di shock che la turba. E che va curato. Pur nel malessere non si perde d’animo e le viene in mente un’infermiera che all’inizio della Seconda guerra mondiale dava lezioni di pronto soccorso nel quartiere dove abitava e che per le vittime di uno shock riteneva che il rimedio migliore fosse un tè, zuccherato e caldo. La Athill si rimette in sesto dopo solo mezzo bicchiere. Ma è nella riflessione sul momento del passaggio da questa vita all’oltre che si può misurare l’importanza del tè. Non è infatti il dopo a essere così temibile, e non c’entra essere credenti o atei, quanto il modo del trapasso. E fra le tante cose viste dalla scrittrice nella sua esistenza, ci sono diversi modi di morire: il che la porta a stilare una classifica di morti migliori. Come quella del parente che se ne è andato di botto nel mezzo di una risata durante una battuta di caccia. Ma soprattutto una cugina che spartisce la fortuna della morte improvvisa durante qualcosa di gradevole e se ne va mentre sta preparando il tè.



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